C’è una nuova super tassa che interessa alcuni prodotti al supermercato. Ecco di che cosa si tratta, nel dettaglio.
La vita quotidiana, fatta di scontrini, bollette, conguagli e dichiarazioni, può metterci davvero a dura prova. La pressione fiscale si fa sentire ogni giorno sulla vita dei cittadini e ne influenza enormemente le scelte. Il tema delle tasse, però, non è solo materia da tecnici o commercialisti: è esperienza concreta, che tutti sperimentiamo nella nostra vita.
A ogni busta paga c’è chi sospira guardando la differenza tra lordo e netto, chi fa i conti al centesimo sul carrello della spesa, chi rinuncia alla vacanza o a esigenze ben più importanti, poiché il pagamento delle tasse è in arrivo. Alla pressione economica, si affianca anche la pressione psicologica che deriva dal peso delle responsabilità.
In un’Italia in cui la gran parte dei cittadini si dice non soddisfatta del carico fiscale, è in arrivo una novità che potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Si tratta di una nuova tassa, legata alla spesa quotidiana, che sta per entrare in scena. E promette di infiammare ancora di più gli animi degli italiani.
Nuova tassa al supermercato: ecco di cosa si tratta e come cambierà il nostro modo di fare la spesa
A partire dal 2026, lo scontrino degli italiani potrebbe subire una modifica davvero considerevole. Non si parla di aumenti generalizzati o rincari stagionali, ma di una tassa mirata, che ha come obiettivo principale quello di modificare alcune abitudini alimentari non propriamente salutari.

Si tratta della cosiddetta “sugar tax” e, come si può dedurre dal nome, il provvedimento colpirà le bevande zuccherate, ma non solo. Nel mirino, infatti, vi sono anche altre bevande: bibite senza zucchero o latti vegetali, come quelli d’avena, di riso o di soia.
La tassa prende spunto da provvedimenti già adottati in altri Paesi Europei. L’obiettivo è chiaro: scoraggiare l’abuso di zuccheri e incentivare uno stile di vita più sano, in un contesto in cui obesità e malattie metaboliche rappresentano emergenze sempre più pressanti per i sistemi sanitari. Si prevede un aumento medio dei prezzi del 5%.
Questa rimane una percentuale inferiore rispetto a quanto accaduto altrove, dove la sugar tax ha fatto lievitare i costi anche del 20%. Le esperienze internazionali mostrano che una tassa ben calibrata può generare un duplice effetto: ridurre i consumi superflui e, allo stesso tempo, alimentare le casse pubbliche.
In Paesi come il Regno Unito o il Messico, l’introduzione della sugar tax ha portato a un calo significativo delle vendite di bibite zuccherate e a un incremento delle entrate fiscali, poi reinvestite in programmi di prevenzione e informazione sanitaria.
Anche in Italia, si prevede un gettito superiore ai 400 milioni di euro l’anno, da destinare a progetti legati all’educazione alimentare e alla promozione della salute. Una scelta che potrebbe trasformare questa nuova tassa in un’occasione preziosa per modificare le nostre abitudini e renderle più salutari, risparmiando.