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Salute a rischio durante la gravidanza: ci pensano le nuove norme rivoluzionarie per aiutare le donne a superare ogni difficoltà

Le nuove raccomandazioni dell’ISS rappresentano quindi un passo decisivo verso un modello di assistenza più attento, integrato e capillare.

La salute mentale delle donne in gravidanza e nel primo anno dopo il parto rappresenta una sfida sanitaria cruciale in Italia, dove il suicidio materno è oggi la prima causa di morte entro i 12 mesi dalla nascita del figlio.

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha recentemente aggiornato le sue linee guida con raccomandazioni innovative per migliorare la prevenzione e la gestione dei disturbi psichici in epoca perinatale.

Nuove raccomandazioni ISS per lo screening di depressione e ansia in gravidanza

Le nuove direttive dell’ISS prevedono l’offerta obbligatoria di uno screening per depressione e ansia a tutte le donne in gravidanza, esteso anche al periodo post-partum fino a un anno dopo il parto. Questo screening dovrà essere effettuato in occasione di ogni bilancio di salute, presso i professionisti sanitari che seguono la donna durante tutta la gravidanza e la fase successiva.

Serena Donati, direttrice del reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS, ha sottolineato l’importanza di un approccio integrato che non si limiti alla sola valutazione clinica, ma che promuova il benessere psichico valorizzando le risorse personali delle donne e intercettando tempestivamente i segnali di rischio. Oltre alla depressione, l’attenzione è rivolta anche all’ansia, disturbo spesso sottovalutato, ma altrettanto dannoso.

Parallelamente, le linee guida ribadiscono la necessità di creare reti assistenziali integrate regionali che coinvolgano non solo i servizi ostetrici, ma anche i dipartimenti di salute mentale e i servizi sociali.

Attualmente, mentre alcune regioni come Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e la Provincia autonoma di Trento hanno già attivato percorsi pilota e formazione specialistica, molte regioni del Sud Italia sono ancora in ritardo.

L’allarme dei dati sul suicidio materno in Italia

Secondo i dati del sistema di sorveglianza ostetrica ItOSS-ISS, il suicidio è cresciuto dal 12% al 16,9% come quota delle cause di morte materna tra il 2006-2012 e il 2011-2019. Questi numeri sono strettamente legati a condizioni di depressione, violenza domestica e fattori sociali complessi.

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Il rischio suicidio – altaformazionemusicale.it

È stato inoltre evidenziato che nel 60% dei casi di suicidio materno tra il 2006 e il 2012, le donne avevano una storia psichiatrica pregressa, ma tale informazione veniva spesso omessa nella documentazione clinica. Inoltre, metà delle donne a rischio suicidio non ha mai avuto accesso a servizi di salute mentale di secondo livello, evidenziando gravi lacune assistenziali.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) conferma che il periodo perinatale è particolarmente critico per lo sviluppo di disturbi mentali, che spesso passano inosservati. Tra i fattori di rischio principali figurano l’assenza di una rete di supporto sociale, storie di violenza domestica, gravidanze non desiderate, difficoltà economiche e complicanze ostetriche.

Il ruolo cruciale dei professionisti sanitari e la formazione

I professionisti che accompagnano la donna durante la gravidanza rappresentano il primo filtro per riconoscere segnali di disagio e attivare percorsi di supporto. Serena Donati ha evidenziato che questi operatori sanitari sono spesso il primo punto di contatto per donne vittime di violenza e che la formazione specifica è essenziale per sviluppare una relazione di fiducia e continuità assistenziale. Solo così sarà possibile far emergere situazioni di rischio spesso nascoste, come la violenza invisibile.

La formazione e la sensibilizzazione di medici, ostetriche, psicologi e assistenti sociali sono dunque fondamentali per rafforzare la rete di protezione e garantire interventi tempestivi. Ogni visita o contatto con la donna è un’opportunità per monitorare anche la sua salute mentale, prevenendo così conseguenze gravi non solo per la madre, ma anche per il bambino e per la qualità del loro legame affettivo.

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