La Naspi, ovvero la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, rappresenta un sostegno cruciale per i lavoratori che affrontano la disoccupazione involontaria.
Introdotto nel 2015, questo sussidio ha fornito un supporto economico temporaneo a milioni di italiani in cerca di nuove opportunità lavorative. Tuttavia, nel 2025, l’INPS ha annunciato cambiamenti significativi che influenzeranno l’accesso alla Naspi, colpendo in particolare alcune categorie di lavoratori.
Modifiche all’accesso alla Naspi
Una delle novità più rilevanti è il blocco dell’accesso alla Naspi per i lavoratori che non hanno completato un determinato periodo di contribuzione. Fino a oggi, l’accesso era garantito a chi avesse una carriera contributiva di almeno 13 settimane nei quattro anni precedenti la cessazione del lavoro. Con il nuovo decreto, i lavoratori devono dimostrare di aver versato almeno 30 giorni di contributi negli ultimi 12 mesi per poter accedere al sussidio. Questa modifica ha suscitato preoccupazioni tra sindacati e associazioni di categoria, che temono un incremento della povertà e della precarietà tra i lavoratori più vulnerabili.

I lavoratori a tempo determinato e quelli con contratti di lavoro atipici sono i più colpiti da questo cambiamento. Spesso costretti a muoversi tra vari lavori, questi professionisti possono trovarsi in difficoltà nel raggiungere il numero necessario di giorni di contribuzione. Inoltre, il nuovo requisito potrebbe scoraggiare i giovani e i neolaureati, che accettano contratti brevi nel tentativo di entrare nel mercato del lavoro.
L’impatto delle modifiche alla Naspi si estende anche al mercato del lavoro in generale. Con l’aumento della precarietà , c’è il rischio che molti lavoratori decidano di ritirarsi dal mercato, aggravando la situazione economica del Paese. La mancanza di un adeguato sostegno alla disoccupazione può spingere i lavoratori verso occupazioni informali, con conseguenze negative per la loro sicurezza economica e per la regolarità del mercato del lavoro.
Inoltre, la Naspi non è solo una questione di sostegno economico, ma rappresenta anche una forma di protezione sociale. Limitare l’accesso a questo strumento significa ridurre le reti di sicurezza per i lavoratori, in particolare per quelli più vulnerabili. Le conseguenze di queste scelte politiche potrebbero manifestarsi nel lungo periodo, aggravando le disparità sociali e la disuguaglianza economica.
È fondamentale che il cambiamento delle regole sulla Naspi venga attuato tenendo in considerazione le reali esigenze dei lavoratori e le dinamiche del mercato del lavoro. Un dibattito pubblico attivo è cruciale per garantire che le politiche del lavoro siano realmente in grado di rispondere alle esigenze del mercato e dei lavoratori. La partecipazione di cittadini, organizzazioni rappresentative, sindacati e associazioni di categoria è essenziale per costruire un sistema di protezione sociale equo e sostenibile nel lungo periodo. Solo così si potrà affrontare la sfida della disoccupazione e garantire un futuro dignitoso per tutti.