Nuove ricerche multidisciplinari svelano il metodo ingegnoso usato dagli antichi Rapa Nui per spostare i moai, valorizzando sostenibilità e organizzazione sociale.
Un recente studio scientifico ha confermato ciò che per secoli è stato considerato solo una leggenda: i moai dell’Isola di Pasqua non venivano semplicemente trascinati o caricati su slitte, ma si muovevano letteralmente in posizione eretta, utilizzando un meccanismo di spostamento oscillatorio che ricorda una vera e propria camminata. Questa scoperta rivoluzionaria getta nuova luce sull’ingegno degli antichi abitanti di Rapa Nui e sul loro rapporto sostenibile con l’ambiente dell’isola.
Il movimento “a camminata” delle statue Moai: dalla leggenda alla scienza
Per secoli, il mistero di come i giganteschi moai fossero stati trasportati dalle cave di Rano Raraku fino ai loro ahu, piattaforme cerimoniali lungo la costa, ha affascinato studiosi e appassionati. Le statue, alcune alte fino a 10 metri e pesanti anche diverse decine di tonnellate, venivano ritenute impossibili da spostare senza l’uso di grandi risorse o tecnologie avanzate.
Le nuove ricerche, basate su modellazioni 3D, principi di fisica applicata e test pratici sul campo, hanno dimostrato che i moai venivano spostati in posizione verticale grazie a un movimento oscillatorio laterale, simile a un passo controllato. La loro base a forma di “D” e il busto leggermente inclinato erano elementi progettati per facilitare tale metodo di trasporto, che sfruttava corde e la forza coordinata di gruppi umani.
Un esperimento contemporaneo ha visto 18 persone muovere una replica di moai dal peso di 4,35 tonnellate per una distanza di 100 metri, confermando l’efficacia del sistema senza alcun utilizzo di rulli, slitte o attrezzi che potessero danneggiare il suolo fragile dell’isola. Il movimento oscillatorio permetteva infatti di mantenere l’equilibrio e di procedere in modo stabile lungo le strade concave di circa 4,5 metri di larghezza, appositamente scavate per questo scopo.

Le statue Moai camminavano? – Altaformazionemusicale.it
Le tradizioni orali dei Rapa Nui raccontano che i moai “camminavano” da soli verso i loro ahu, un racconto che fino a oggi era stato interpretato come pura mitologia. La scienza moderna ha finalmente dimostrato un fondamento reale in queste narrazioni. La distribuzione capillare delle statue sull’intera isola e la conformazione delle vie di trasporto suggeriscono un’organizzazione efficiente e sostenibile, che non ha portato al collasso ambientale, contrariamente a teorie precedenti.
L’ipotesi che vedeva la deforestazione e il sovrasfruttamento delle risorse naturali come causa del declino della civiltà Rapa Nui viene ora integrata da una visione più equilibrata, che riconosce una gestione intelligente delle risorse e un alto grado di coordinamento sociale. In altre parole, gli antichi abitanti di Rapa Nui avevano sviluppato un sistema di trasporto che minimizzava l’impatto ecologico, con un ingegno tecnico che supera molte aspettative.
I moai, scolpiti dal tufo vulcanico estratto nella cava di Rano Raraku, rappresentano figure umane stilizzate con tratti ieratici e severi, spesso dotate di labbra serrate, mento alto, orecchie allungate e un perizoma chiamato “maro”. Alcuni avevano sulla testa un “pukao” di tufo rosso, interpretato come copricapo o acconciatura.
Queste statue non erano semplici sculture isolate, bensì parte di complessi cerimoniali chiamati ahu, piattaforme rettangolari in basalto finemente lavorato. Ogni moai era posizionato in modo da guardare verso un villaggio o territorio specifico, simboleggiando la protezione e la presenza degli antenati. Oggi sono note oltre 1.000 statue, anche se molte furono abbattute tra il XVIII e il XIX secolo in circostanze ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi.

Statue: la leggenda è vera- Altaformazionemusicale.it












