È davvero necessario attendere prima di fare il bagno dopo aver mangiato? Cosa dicono effettivamente i medici al riguardo?
Con l’arrivo dell’estate, torna puntuale un dubbio che coinvolge famiglie e bagnanti: è consigliabile fare il bagno subito dopo aver mangiato? Un quesito che si accompagna a numerose credenze popolari, spesso prive di fondamento scientifico, ma che tuttavia meritano di essere approfondite soprattutto in relazione alla sicurezza in acqua. Gli esperti della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (FNOMCeO) e i dati aggiornati sull’annegamento ci aiutano a fare chiarezza.
Bagno dopo pranzo: tra miti e realtà
Fare il bagno subito dopo un pasto non è vietato, ma è necessario seguire alcune precauzioni fondamentali. Contrariamente a quanto spesso insegnato, non esiste una regola rigida che imponga di attendere 2-3 ore dopo aver mangiato prima di immergersi. Tuttavia, è importante considerare diversi fattori prima di tuffarsi in mare o in piscina. Gli esperti sottolineano l’importanza di valutare le condizioni meteorologiche e dello specchio d’acqua, la propria abilità natatoria e la presenza di un adeguato controllo da parte di adulti, soprattutto se si tratta di bambini.
La sicurezza in acqua passa anche attraverso la disponibilità e l’uso corretto dei dispositivi di galleggiamento; è infatti allarmante che quasi il 90% delle persone annegate non indossasse un salvagente. L’attenzione deve essere massima in ogni momento, perché spesso l’annegamento avviene in pochi istanti, senza alcun segnale di richiesta di aiuto.

Un elemento di cruciale importanza è l’assunzione di alcol prima di fare il bagno. Il consumo di bevande alcoliche è implicato nel 70% dei casi di annegamento nelle persone adolescenti e adulte. L’alcol compromette la coordinazione motoria, l’equilibrio e la capacità di prendere decisioni rapide, rendendo la persona più vulnerabile alle difficoltà in acqua. Inoltre, l’esposizione al sole può amplificare gli effetti dell’alcol, aumentando il rischio di incidenti.
La raccomandazione medica è quindi chiara: evitare il bagno dopo aver consumato alcolici per prevenire situazioni potenzialmente fatali.
L’annegamento rappresenta una delle principali cause di morte accidentale nei bambini piccoli. I dati più recenti evidenziano che in Italia, ogni anno, circa 328 persone muoiono per annegamento, con più della metà degli incidenti in piscina che riguarda bambini fino a 12 anni. Un allarme lanciato anche dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sottolinea che i minori da 1 a 4 anni sono particolarmente a rischio.
Rischio di annegamento: dati allarmanti
L’allarme è ancora più forte perché l’annegamento spesso avviene in pochi secondi e senza alcun segnale di richiesta di aiuto: un bambino può scomparire dalla vista in appena 20 secondi dopo essere caduto in acqua. Un altro dato preoccupante è che quasi la metà dei genitori tende a delegare la sorveglianza al bagnino o a distrarsi durante la supervisione, con conseguenze che possono rivelarsi tragiche.
Per ridurre i rischi, è fondamentale scegliere luoghi con personale qualificato e dotarsi di misure preventive come recinzioni sicure intorno alle piscine e insegnare ai bambini fin da piccoli a nuotare e a comportarsi in modo sicuro in acqua. Inoltre, evitare di immergersi in condizioni di mare mosso o in presenza di correnti pericolose è un altro elemento chiave per la sicurezza.
L’annegamento è una forma di asfissia causata dall’ingresso di liquido nelle vie respiratorie, che impedisce l’ossigenazione dei tessuti e può portare rapidamente a danni cerebrali irreversibili o alla morte. L’ipossia causata dall’immersione determina una serie di reazioni patologiche tra cui edema polmonare, disfunzione cardiaca e lesioni neurologiche.