Mentre si avvicina la scadenza per l’approvazione della Manovra 2026, spicca il tema cruciale della pensione anticipata.
A partire dal 1° gennaio 2026, infatti, cambieranno significativamente le modalità di accesso al pensionamento anticipato, con la cancellazione di alcune misure e la conferma, seppur con modifiche, di altre. Il Governo Meloni ha scelto di privilegiare soluzioni innovative e sperimentali, riducendo le possibilità di uscita anticipata classica, e lasciando aperte alcune alternative per specifiche categorie di lavoratori.
Tra le novità più rilevanti della Manovra 2026 vi è la dismissione definitiva di Opzione donna. Questa misura, che consentiva alle lavoratrici di andare in pensione anticipatamente riconoscendo il ruolo di cura familiare, non sarà più disponibile dal prossimo anno. La decisione è stata sancita anche dalla dichiarazione di inammissibilità al Senato di un emendamento che ne proponeva la proroga, a causa della mancata indicazione delle coperture finanziarie necessarie. Opzione donna, pur essendo uno strumento importante per compensare carriere discontinue e part-time involontari, era stato già fortemente limitato dal governo Meloni, con una platea ridotta a circa 3.500 beneficiarie.
Analogamente, anche la quota 103 non è stata prorogata automaticamente per il 2026. Questa misura permetteva il pensionamento a 62 anni con 41 anni di contributi, con assegno calcolato interamente con il sistema contributivo, che comporta un taglio dell’importo pensionistico. La sua sopravvivenza dipenderà dalle risorse che la Manovra riuscirà a stanziarvi o da specifici emendamenti, ma al momento il numero di beneficiari è molto contenuto (poco più di 1.000 persone). L’eventuale cancellazione di questa opzione rischia di lasciare scoperta una fascia di lavoratori con requisiti contributivi elevati che attualmente ne usufruiscono.
Diversamente, è stata confermata la proroga dell’Ape sociale, misura introdotta nel 2017 che consente l’uscita anticipata dai 63 anni e 5 mesi per categorie svantaggiate, come disoccupati di lunga durata, caregiver, invalidi e coloro che svolgono lavori usuranti. L’Ape sociale ha avuto un impatto positivo su circa 20.000 persone ed è considerata un vero strumento ponte verso la pensione di vecchiaia o quella anticipata ordinaria prevista dalla legge Fornero.
Riscatto di stage e tirocini: nuova opportunità per i giovani lavoratori
Una delle novità più significative inserite in un emendamento presentato da Fratelli d’Italia riguarda la possibilità di riscattare ai fini pensionistici i periodi di stage e tirocinio. Questa misura mira a colmare una lacuna contributiva per molti giovani che hanno iniziato la loro carriera lavorativa attraverso percorsi formativi non retribuiti o privi di copertura previdenziale. Il riscatto funzionerebbe in modo simile a quello previsto per la laurea, con un numero di mesi definito e la condizione che il periodo formativo sia collegato a un successivo impiego regolare. Si tratta di un passo importante per valorizzare l’esperienza precoce e favorire un accesso più equo alla pensione.

Le alternative alla pensione anticipata nel 2026
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Con la riduzione degli strumenti tradizionali di pensionamento anticipato, quali sono le alternative rimaste per il prossimo anno? Oltre alla già citata Ape sociale, rimane valida la Quota 41 per i lavoratori precoci, che consente l’uscita con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica, ma solo per chi ha iniziato a lavorare molto giovane e rientra in categorie con mansioni usuranti o è riconosciuto invalido. Tuttavia, le condizioni per accedervi restano molto restrittive.
Resta inoltre in vigore la pensione anticipata ordinaria prevista dalla legge Fornero, che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, con adeguamenti all’aspettativa di vita a partire dal 2027.
Un’ulteriore strada è rappresentata dalla pensione anticipata contributiva per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. Questi lavoratori possono andare in pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi effettivi, a condizione che l’assegno pensionistico sia almeno triplo dell’assegno sociale (circa 21.000 euro lordi annui). Dal 2025, grazie alla legge di bilancio, è possibile sommare la rendita maturata nei fondi pensione con quella Inps per raggiungere questa soglia, a patto di avere almeno 25 anni di contributi (anziché 20).

Pensione anticipata in Manovra 2026: cancellazioni e proroghe - (www.altaformazionemusicale.it)





