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Se senti il cellulare squillare senza motivo, ecco cosa sta succedendo: non è un’illusione

Quante volte ti è capitato di immaginare di sentire il tuo cellulare vibrare, solo per scoprire che non c’era alcuna notifica in arrivo?

Questo fenomeno, apparentemente innocuo, ha iniziato ad attirare l’attenzione degli esperti e a sollevare interrogativi su come la tecnologia influisca sulla nostra mente. Non si tratta di un semplice scherzo della nostra percezione, ma di un fenomeno psicologico ben definito: la “Textaphrenia”.

La “Textaphrenia” è un disturbo che si manifesta con la sensazione di ricevere messaggi o chiamate non effettive. Chi ne soffre tende a percepire vibrazioni o suoni associati al cellulare, anche in assenza di notifiche reali. Questo disturbo va oltre una semplice illusione e si inserisce in un contesto più ampio di interazione tra mente e tecnologia. È un fenomeno che si è intensificato con l’aumento dell’uso degli smartphone, specialmente tra i più giovani.

In effetti, la “Textaphrenia” non è l’unica condizione legata all’uso eccessivo dei telefoni. Essa è spesso accompagnata dalla “Textiety”, un termine che descrive l’ansia provocata dalla paura di perdere messaggi o chiamate importanti. La combinazione di queste due condizioni porta a una spirale di preoccupazione e controllo ossessivo del dispositivo, che può influenzare significativamente il benessere psicologico dell’individuo.

I meccanismi alla base della “Textaphrenia”

Ma cosa succede esattamente quando si sperimenta la “Textaphrenia”? Gli esperti spiegano che si tratta di un fenomeno che coinvolge una forma di allucinazione uditiva, in cui il cervello interpreta erroneamente stimoli interni o esterni come segnali di comunicazione. In altre parole, il tuo cervello potrebbe essere così abituato a ricevere notifiche che, quando non ci sono, continua a “sentire” questi segnali.

Questo fenomeno è accentuato dalla nostra dipendenza dalla tecnologia. La nostra vita quotidiana è costellata di interazioni digitali e notifiche che ci informano su tutto, dai messaggi di amici e familiari agli aggiornamenti delle notizie. La costante esposizione a queste informazioni ha addestrato il nostro cervello a rimanere in uno stato di allerta, pronto a reagire a qualsiasi segnale di comunicazione. Quando questo non avviene, il cervello può generare una risposta falsa, facendoci credere di aver ricevuto un messaggio o una chiamata.

Chi è maggiormente colpito dalla “Textaphrenia”? (www.altaformazionemusicale.it)

La “Textaphrenia” colpisce in modo particolare gli adolescenti e i giovani adulti. Queste fasce di età sono spesso le più coinvolte nell’utilizzo dei social media e delle app di messaggistica, rendendoli più vulnerabili a questo tipo di disturbo. L’uso sproporzionato del cellulare, che può arrivare a ore al giorno, contribuisce a creare un ambiente in cui il cervello è sovraccarico di stimoli. Le ricerche hanno mostrato che, tra i giovani, il tempo trascorso sui dispositivi digitali è direttamente correlato a livelli più elevati di ansia e depressione.

Ad esempio, uno studio condotto da un team di psicologi ha rivelato che il 70% degli adolescenti intervistati ha sperimentato episodi di “Textaphrenia” almeno una volta, e che la maggior parte di loro controlla il proprio cellulare ogni pochi minuti, temendo di perdere qualcosa di importante. Questo comportamento crea un circolo vizioso: più controlliamo il cellulare, più ci sentiamo ansiosi quando non riceviamo notifiche.

Cosa fare se si sperimenta la “Textaphrenia”

Se ti sei trovato a chiederti “perché sento il cellulare squillare anche se nessuno chiama?”, è importante sapere che non sei solo e che ci sono modi per affrontare questa situazione. Gli esperti consigliano di limitare il tempo trascorso sui dispositivi digitali, stabilendo alcune regole per l’uso del cellulare, come ad esempio disattivare le notifiche durante le ore di lavoro o di studio. È utile anche dedicare del tempo ad attività che non coinvolgono la tecnologia, come la lettura, sport o interazioni faccia a faccia con amici e familiari.

Roberto Arciola

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