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Perché ai neonati non si può dare l’acqua? La spiegazione dei medici

Le evidenze scientifiche e le opinioni degli esperti chiariscono i motivi di questa raccomandazione, fondamentale per garantire il correttoIl latte come unica fonte di idratazione nei primi mesi (www.altaformazionemusicale.it)

Nel percorso dell’allattamento e della crescita neonatale, una domanda ricorrente tra i neo genitori riguarda l’introduzione dell’acqua.

Le evidenze scientifiche e le opinioni degli esperti chiariscono i motivi di questa raccomandazione, fondamentale per garantire il corretto sviluppo e benessere del bambino.

La risposta principale alla domanda sul perché non dare l’acqua prima dei sei mesi risiede nella composizione stessa del latte, che sia materno o artificiale. Come sottolinea la dottoressa Pilar Nannini, pediatra e nutrizionista di rilievo nel panorama italiano, il latte materno contiene circa l’85% di acqua, un’idratazione ottimale per il neonato nel primo semestre di vita. Questo significa che, fino ai sei mesi, il piccolo riceve tutta l’acqua necessaria proprio attraverso l’allattamento, senza bisogno di ulteriori liquidi.

Somministrare acqua al neonato troppo presto può infatti creare un falso senso di sazietà, poiché il piccolo stomaco si riempie con un liquido privo di calorie. Di conseguenza, il bambino potrebbe ridurre la richiesta di latte, con conseguente calo di peso e una diminuzione della produzione lattiera materna, dato che la domanda regola l’offerta. Inoltre, un eccesso di acqua può sovraccaricare i reni, ancora immaturi, esponendo il neonato a rischi inutili.

Tisane e liquidi aggiuntivi: quali rischi?

Un altro interrogativo frequente riguarda la somministrazione delle tisane ai neonati. La dottoressa Nannini e le linee guida internazionali concordano nel sconsigliare questa pratica nei primi mesi di vita, per ragioni simili a quelle dell’acqua. Non solo il latte fornisce già una quantità d’acqua sufficiente, ma molte tisane contengono zuccheri aggiunti, coloranti, aromi artificiali e additivi non indicati per i neonati, che possono compromettere la salute e l’equilibrio nutrizionale del bambino.

Inoltre, l’uso di tisane per calmare le coliche, spesso suggerito da figure familiari come le nonne, non trova riscontri nella letteratura medica. Per la prevenzione e la gestione delle coliche, esistono approcci più sicuri e validati, come quelli proposti nei corsi di autosvezzamento e nei programmi di educazione alimentare della DrSilva Academy, dove la biologa nutrizionista Federica Dell’Oro offre approfondimenti specifici.

Dai sei mesi in poi, con l’avvio dell’autosvezzamento, si può iniziare a offrire al bambino anche l’acqua, integrandola gradualmente nella sua routine alimentare.

Quando e come introdurre l’acqua nella dieta del bambino (www.altaformazionemusicale.it)

Dai sei mesi in poi, con l’avvio dell’autosvezzamento, si può iniziare a offrire al bambino anche l’acqua, integrandola gradualmente nella sua routine alimentare. In questa fase, il latte rimane comunque la fonte principale di calorie e nutrienti, ma l’acqua aiuta il piccolo a familiarizzare con la sensazione di bere e con l’uso di contenitori adatti, come la tazzina.

Secondo le indicazioni degli esperti della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), tra il primo e il terzo anno di vita, l’apporto idrico ideale si aggira intorno ai 1200 ml al giorno, provenienti da latte, acqua e alimenti ricchi di liquidi. È importante che i genitori propongano l’acqua in modo naturale, senza forzature, lasciando che il bambino autoregoli la sua sete.

Per quanto riguarda gli strumenti per l’assunzione, la tazzina è preferibile rispetto a biberon con tettarelle o bicchieri con valvole, poiché favorisce lo sviluppo della coordinazione motoria, della lingua e delle capacità sensoriali del neonato, oltre a essere più igienica e facile da pulire.

Quale acqua scegliere e precauzioni

In Italia, l’acqua del rubinetto è sottoposta a rigorosi controlli di qualità da parte delle autorità sanitarie locali e degli acquedotti, risultando generalmente sicura e potabile anche per i bambini. Un’indagine recente su fontanelle pubbliche in diverse città italiane ha confermato la conformità della maggior parte dei parametri chimici e microbiologici ai limiti di legge.

Per quanto concerne l’acqua in bottiglia, non esistono acque specifiche per neonati, ma è consigliabile verificare le etichette per evitare quelle con residuo fisso o contenuto di sodio e minerali troppo elevato, anche se in Italia la maggior parte delle acque commercializzate risponde ai criteri di idoneità.

Per la preparazione della formula artificiale, invece, è sempre raccomandato l’uso di acqua bollita, poiché la polvere stessa può essere contaminata da batteri pericolosi, non l’acqua in sé.

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