Il divario di genere nelle pensioni è una questione complessa e strutturale che influisce profondamente sul sistema previdenziale nazionale. Il divario di genere nelle pensioni è una questione complessa e strutturale che influisce profondamente sul sistema previdenziale nazionale.

Pensioni, in un attimo si perdono quasi € 10.000: perché ‘quella vocale’ terrorizza tutti i lavoratori

Il divario di genere nelle pensioni è una questione complessa e strutturale che influisce profondamente sul sistema previdenziale nazionale.

Le differenze tra gli assegni pensionistici erogati a donne e uomini non sono casuali, ma il risultato di fattori interconnessi che si sviluppano lungo il percorso lavorativo di ciascun individuo. Secondo i dati di CNA Pensionati Firenze, le donne affrontano carriere più discontinue, tendono a lavorare part-time e spesso ricevono retribuzioni inferiori a parità di ruolo. Queste disuguaglianze non solo compromettono il reddito durante la vita lavorativa, ma si riflettono in modo significativo sugli importi delle pensioni percepite al termine della carriera.

I dati dell’INPS aggiornati al 2024 rivelano che le pensioni femminili si attestano in media a 1.047,71 euro mensili, mentre gli uomini percepiscono un assegno medio di 1.475,28 euro al mese. Questo comporta un gap di circa 427,57 euro mensili, che su base annuale si traduce in oltre 5.130 euro di differenza. A inizio 2025, il 64,1% delle pensioni femminili non supera i 750 euro al mese, contro il 40,3% di quelle maschili. Questo scenario evidenzia come le pensioni di importo medio-basso siano prevalentemente femminili, rendendo la situazione ancora più preoccupante.

L’ineguaglianza è sia economica che sociale: il gender pension gap in Italia si attesta attorno al 29%-30%, uno dei più elevati in Europa. Questo divario riflette il gender pay gap, accumulato nel tempo a causa di stipendi inferiori e interruzioni lavorative legate alla maternità e ai doveri di cura familiare. Le conseguenze pratiche di questa disparità si traducono in un rischio maggiore di povertà per le donne nella terza età e in una minore capacità di pianificare una vita post-lavorativa dignitosa.

Il caso di Firenze e le richieste di CNA Pensionati

A Firenze, CNA Pensionati ha delineato un quadro chiaro di questa disparità. Nella Città Metropolitana, su un totale di 263.043 pensionati, le donne rappresentano la maggioranza con 141.238 beneficiarie (53,7%), rispetto ai 121.805 uomini (46,3%). Nonostante il numero maggiore di pensionate, le differenze negli importi erogati sono marcate. Su 383.462 prestazioni complessive, ben 244.456 sono pensioni di vecchiaia. Tuttavia, quelle femminili valgono in media 16.696 euro annui, contro i 24.919 euro percepiti mediamente dagli uomini, portando a un gap di 8.223 euro. Questa cifra evidenzia una mancanza di equità nel sistema previdenziale.

Il presidente di CNA Pensionati Firenze, Omero Soffici, ha definito “inaccettabile” un simile divario e ha sollecitato l’introduzione di un meccanismo di compensazione contributiva. Questo meccanismo dovrebbe garantire alle donne un assegno proporzionato agli anni effettivi di lavoro, riconoscendo il loro contributo al sistema non come una forma di assistenza, ma come un giusto riconoscimento di un diritto.

Le cause di questa disparità sono molteplici. Le interruzioni di carriera legate alla maternità e alla cura dei familiari
Fattori che influenzano il divario (www.altaformazionemusicale.it)

Le cause di questa disparità sono molteplici. Le interruzioni di carriera legate alla maternità e alla cura dei familiari rappresentano una delle principali ragioni per cui le donne accumulano meno contributi. Inoltre, il ricorso forzato al lavoro part-time, spesso necessario per conciliare lavoro e famiglia, contribuisce a ridurre la capacità di accumulo pensionistico. La persistente differenza retributiva a parità di ruolo è un ulteriore fattore che aggrava la situazione, creando un circolo vizioso difficile da spezzare.

Interventi e misure necessarie

CNA Pensionati Firenze ha avanzato richieste specifiche per affrontare questa problematica. È fondamentale adottare un reddito pensionistico proporzionato agli anni di contributi versati, implementando iniziative per colmare il divario, non come semplice assistenza, ma come questione di giustizia sociale. È necessario potenziare i servizi socio-sanitari e le attività culturali per gli anziani, oltre a promuovere iniziative anti-truffa e programmi di formazione, tutto in un’ottica di inclusione e di “Visione europea”.

Il dibattito su queste tematiche è destinato a continuare, specialmente in un periodo in cui la questione delle pensioni e delle disuguaglianze di genere è sempre più al centro dell’attenzione pubblica. Le richieste di cambiamento sono chiare e urgenti, e la società italiana è chiamata a riflettere su come garantire un futuro più equo e giusto per le generazioni a venire.

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