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Mastandrea racconta una storia d’amore in un film che esplora i confini umani

Cosa si cela nella cosiddetta ‘terra di mezzo’, quel luogo indefinito tra vita e morte? Esiste, in questo spazio sottile, una forma di esistenza differente, dove l’amore può ancora fiorire? Queste domande si intrecciano nel secondo lungometraggio di Valerio Mastandrea, dal titolo ‘Nonostante’, presentato all’interno della sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 81. Il film, che sarà proiettato nelle sale a partire dal 27 marzo 2025 grazie alla distribuzione di Bim, esplora il limbo ‘vivo’ in cui si trovano i pazienti in coma all’interno di un ospedale.

Relazioni in un contesto difficile

In questo contesto, i malati appaiono assenti agli occhi dei familiari, in attesa di un risveglio che potrebbe non arrivare mai. Tuttavia, tra loro si sviluppano relazioni di amicizia e amore, una dimensione emotiva che va oltre il silenzio e l’immobilità. La narrazione si concentra su un uomo, interpretato dallo stesso Mastandrea, che vive in coma da così tanto tempo da esserne diventato geloso della propria stanza d’ospedale.

Interazioni tra pazienti

Il protagonista dialoga e scherza con altri pazienti, tra cui Lino Musella, Laura Morante, Justin Alexander Korovkin e Dolores Fonzi, che sono gli unici in grado di percepirne la presenza. A questi si aggiunge il personaggio di Giorgio Montanini, che cerca di risvegliare i comatosi con metodi poco convenzionali.

Riflessioni del regista

Mastandrea, alla sua seconda esperienza dietro la macchina da presa dopo ‘Ride’ del 2018, si identifica con il concetto di ‘Nonostante’. “Io sono un ‘Nonostante’ – afferma il regista – e come me ci sono molte persone nel mondo”. La sua riflessione si ispira a un’opera del poeta Angelo Maria Ripellino, il quale descriveva la sua esperienza in sanatorio, sottolineando come tutti siano ‘nonostante’, colpiti dalle tempeste della vita e impegnati a resistere alle proprie sofferenze.

Esplorazione delle emozioni umane

Il film, dunque, si propone di esplorare la complessità delle emozioni umane, mettendo in luce la capacità di amare anche in condizioni estreme. La visione di Mastandrea ci invita a riflettere su cosa significhi realmente essere vivi, anche quando il corpo sembra essersi fermato.

Cristina Battini

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